MERCOLEDI 31/10/2018 – Dimensione 1
Era una sera come tante, una di quelle dove ti chiedi quale sia il senso della vita. Forse ero solo io, come sempre, che mi ponevo troppi dubbi. In fondo, le domande mentali che mi assillavano non avevano mai risposta. Mi era già stato detto di fermare questo turbinio mentale ma qualcosa più forte di me mi spingeva ad alimentare questo meccanismo. Magari con il nuovo anno mi sarei ripromesso di smetterla.
Un velo gelido entrava dalla finestra anche se era solo novembre e scrutando l’orizzonte i dubbi si facevano sempre più invadenti nella mia mente ormai in preda a mille forze sconosciute che la portavano sempre nel solito vicolo cieco. Per distrarmi aprii Instagram trovando sempre i soliti selfies ripetitivi e dopo aver scrollato un pò, chiusi il tutto accorgendomi ancora una volta di questi meccanismi automatici che, in fondo, non mi portavano tanto lontano. Eufemismo per dire che in realtà mi mantenevano bloccato nella solita gabbia.
In fondo la vita poteva essere molto più semplice se solo avessi finito di alimentare questi labirinti esistenziali.
Ero in attesa che arrivasse l’ora di cena per andare a prendere una pizza da asporto e sopratutto per vedere la ragazza che ci lavorava, Veronica. Probabilmente rappresentava il mio ideale di ragazza tipo: lungi capelli neri che manteneva sempre legati sopra la testa mentre lavorava e occhi profondi che lasciavano intendere che ci fosse ben altro al di là dell’apparenza.
Forse per la prima volta ero attratto anche e soprattutto dalla sua interiorità, magari come specchio della mia. O più semplicemente questo era quello che una parte di me sentiva. Avevo sempre pensato che la vita mi rispecchiasse la mia essenza nascosta quindi pensai che questi discorsi potessero essere fondati.
Cercai distrattamente le chiavi della macchina mentre fissavo l’orologio digitale del mio computer aspettando l’ora fatidica per partire. Ancora una volta mi resi conto di tutti questi comportamenti stereotipati che era ora di lasciare andare. Presi il telefono, chiusi il laptop e mi incamminai verso la macchina scendendo velocemente le scale. Come spesso facevo ultimamente, invece di andare direttamente in pizzeria , feci un giro più largo per gustarmi l’aria frizzante e provare a sentirmi vivo.
La routine ammazza-anima nella quale ognuno di noi ricadeva quotidianamente era tanto comoda quanto letale anche se allo stesso tempo non sapevo come uscirne. Non era solo questione, banalmente, di agire ma soprattutto di fare cambiamenti profondi.
Ancora una volta discorsi troppo profondi perché potessi godermi realmente la vita ed il famoso momento presente. Avviai la macchina, abbassai il finestrino e un volta in strada il sole che tramontava mi ricordava che un altro giorno stava finendo e così un altro in arrivo avrebbe portato nuove sfide. Finito il giro di ricarica spirituale, arrivai alla pizzeria, parcheggiai e intravidi da fuori che la Veronica era già al lavoro. Sorrisi e una parte di me o forse tutto me stesso era felice, curioso di scoprire un nuovo mondo femminile. Entrai in pizzeria e vidi che ancora nessuno stava mangiando. Locale deserto. Solo io e la Veronica.
Mi avvicinai alla cassa vedendola al lavoro. Cercavo di non fissarla, anzi di non guardarla proprio allo stesso tempo evitando di fare la figura di quello strano, per non dire di peggio.
Fermo con il portafoglio in mano, aspettavo che mi vedesse. Potevo chiamarla attirando la sua attenzione ma preferii non farlo, almeno per gustarmi qualche momento in più in sua presenza. Stava preparando alcune birre e altre bevande per alcuni tavoli, anche se ancora deserti. Aveva un viso bellissimo, molto fine con degli occhioni grandi e scuri che celavano la sua vera profondità. I capelli, come sempre, erano raccolti sopra la testa. In questa pizzeria tutti i camerieri indossavano una camicia nera molto elegante che nel suo caso le donava un aspetto ancora più fine.
In base anche ad esperienze del passato ero consapevole che vista la mia sensibilità ero incline ad idealizzare le ragazze, almeno quelle poche che mi toccavano qualcosa nel profondo. Era da parecchi anni che non mi capitava e per certi versi ero sorpreso perché già da tempo ero molto focalizzato sul lavoro senza dare troppa importanza al genere femminile. La Veronica, quindi, era una piacevole sorpresa.
Perché era un pò che non conoscevo qualche bella ragazza? Storia lunga ma magari avrò modo di spiegare tutto…
Per il momento mi davo modo di assaporare questa nuova ondata di sensazioni ben più profonde della semplice attrazione. Forse era anche la parte più romantica presente in me che aveva bisogno di credere in qualcosa per dare un senso e scoprire nuovi sentimenti.
Incredibile come qualche secondo di attesa alla cassa mi avesse portato a queste profonde considerazioni. Nel frattempo la Veronica era ancora impegnata al lavoro e di certo non l’avrei interrotta.
Mi vide però con la coda dell’occhio e si avvicinò per prendere l’ordinazione per una pizza da asporto. Come sempre, sorrise:
“Dimmi.”
“Una Ally…” risposi, cercando di non fissarla troppo ma non riuscendo a resistere all’energia che sentivo in quello momento. Pensai che la parola energia al posto di attrazione non fosse casuale.
Per la prima volta da mesi, da quando venivo in questa pizzeria a prendere la pizza, mi guardò negli occhi per qualche secondo in più rispetto al solito sempre con il suo miglior sorriso. Di solito dopo aver preso l’ordinazione, mi dava lo scontrino per poi tornare alle sue mansioni di prima ma in questo caso il tempo si fermò e ci fissammo per un momento in più.
Anche in questo caso, nonostante ne fossi consapevole e mi fossi ripromesso il contrario, mi lasciai andare a interpretazioni molto romantiche spesso slegate dalla realtà dei fatti. Ma la realtà era noiosa e la mia vita interiore era sempre più ricca e interessante.
In quei momenti in cui i nostri occhioni si erano incrociati sentii non solo l’energia di prima ma anche il desiderio di conoscerla meglio.
“Scusami arrivo subito…” mi disse dopo aver preso l’ordinazione.
Arrivò pochi secondi dopo con un rotolo nuovo per la cassa. Sorrise ancora, quasi mordendosi il labbro, quindi mi fece lo scontrino. Non so come non mi accorsi ma quando mi sedetti sul divanetto in attesa della pizza, vidi che dietro alla scontrino aveva scritto il suo nome e il suo numero.
Alzai quindi lo sguardo e la guardai intensamente sperando di non sembrare troppo strano. Si era rimessa al lavoro ma non mancò di ricambiare lo sguardo, in realtà in maniera più misteriosa che complice.
Appena andò in cucina ne approfittai per salvare il numero sul mio smartphone. Continuai quindi a fissare lo schermo del telefono, curioso di scoprire cosa avesse da comunicarmi questa esperienza. Neanche quando le cose erano interessanti riuscivo a non pensare.
Dopo pochi istanti arrivò la pizza, me la consegnò la sua collega che neanche guardai in viso quindi uscì dalla pizzeria continuando a cercare con lo sguardo la Veronica, sperando che ricambiasse. Onestamente non sapevo se parlarle direttamente lì in pizzeria ma con la scusa che stava lavorando, uscì senza proferire parola.
Arrivato nel parcheggio, entrai in macchina, appoggiai la pizza sul sedile del passeggero e chiusa la porta, feci un grande sospiro chiudendo gli occhi. Sentivo il profumo della pizza che arrivava sino a me mentre pensavo al suo viso. In base anche alle esperienze del passato facevo sempre del mio meglio per non fantasticare troppo visto che la realtà, nel bene e nel male, era l’unica da vivere. Quindi avviai la macchina e andai a casa.
Finita la pizza, per qualche istante rimasi in dubbio se iniziare a messaggiare con lei o aspettare. Come sempre anche in questo caso le opinioni erano contrastanti.
C’era chi diceva di farsi desiderare, strategia che non avevo mai condiviso e chi invece diceva di prendere l’iniziativa e cominciare la conversazione. Iniziativa che in realtà era già stata presa da lei. Amavo le ragazze che lo facevano.
Afferrai il mio telefono e la cercai su whatsapp. Vidi subito la foto del profilo, che era la stessa che aveva su instagram. Mi fermai un istante, sorrisi, quindi iniziai la conversazione.
Vidi che l’ultimo accesso era della 19:01. Quando ero uscito dalla pizzeria.
Stava lavorando quindi non mi aspettavo una risposta così veloce.
Le avevo semplicemente scritto “Ciao…la pizza non era niente male ;)”
“Ciao Luca, mi fa piacere :)” rispose.
Continuavo a non essere sicuro della cosa chiedendomi perché mi avesse dato il numero. O forse si trattava per l’ennesima volta della mia amata mente dispersa nelle infinite praterie del dubbio costante. Soprattutto, come faceva a conoscere il mio nome?
“Si lavora stasera? Immagino che ad Halloween ci sia il pienone…” le scrissi.
Attesi qualche attimo e vidi che non rispose. Niente di strano, stava lavorando, pensai.
Quindi dopo qualche minuto mi scrisse: “Ti va di incontrarci quando finisco di lavorare?”
Pensai che la domanda fosse inutile per quanto mi riguardava. Aspettai un attimo per non dare l’impressione di essere disperato quindi le risposi:
“Certo…a che ora finisci?”
“Alle 23:45…ci troviamo qui fuori, ok?” Mi scrisse subito.
“Va bene, a dopo.”
Non volevo esagerare con faccine o altro visto che neanche ci conoscevamo quindi mantenni tutta la comunicazione molto asciutta. Vide il messaggio quindi, suppongo, tornò al lavoro.
Erano solo le 19:44 quindi dovevo aspettare 4 ore per avere qualche risposta in più. Non ero necessariamente interessato alle risposte ma semplicemente a vederla. Per una volta, al di fuori del contesto della pizzeria.
Ne approfittai per guardare un film d’azione di quelli della vecchia scuola che piacevano a me. O meglio, questa era l’intenzione ma spesi tutto il tempo a godermi le foto del profilo instagram della Veronica. Cercavo con tutte le mie forze di non impersonare il classico stereotipo del guardone da social anche se ero da solo ed in effetti nessuno poteva accorgersene. Pensai comunque che il rischio era infondato. Uscii da Instagram e tornai a guardare il film
Arrivata l’ora, uscii di casa, presi la macchina e tornai nel parcheggio della pizzeria, ora vuoto. In passato avevo pensato di aspettare la fine della serata lavorativa per incontrarla ma senza neanche conoscerla, in questo caso il rischio di fare la figura di quello strano era reale. Parcheggiai e mi accorsi che la pioggia stava cominciando a scendere copiosa. Poco male, rendeva tutto ancora più misterioso. Guardai verso l’entrata per vedere se riuscivo a scorgerla. Niente.
La pioggia si stava intensificando e così anche i miei dubbi. Il locale sembrava deserto senza neanche più una luce accesa. Stavo per estrarre il telefono dalla tasca quando vidi la Veronica uscire. Una parte di me tirò un sospiro di sollievo. Come sempre le mie paure si erano rivelate infondate. Penso fosse una lezione importante per il momento.
Mi vide quindi scesi e l’andai a prendere anche se non avevo un ombrello. Ci bagnammo e fu molta intima come cosa, anche se non ci conoscevamo. Salimmo in macchina quindi ci fu un secondo di pausa, un silenzio quasi rivelatorio.
“Com’è andata la serata?” dissi, rompendo il silenzio.
Mi guardò intensamente negli occhi con i suoi lunghi capelli bagnati.
“Sai perché siamo qui?” Mi chiese.
Rimasi stupito dalla domanda e non seppi cosa rispondere.
“Una parte di te lo sa…” aggiunse.
Ora si che la cosa era veramente strana! Continuai a non saper cosa rispondere. All’improvviso una paura profonda cominciò a pervadermi senza lasciarmi scampo. Tenebre interiori che avanzavano dentro di me senza tregua, inghiottendomi. Non sapevo cosa tutto questo significasse e neanche cosa stessi sentendo realmente. Tutto troppo confuso, veloce e pieno di incertezze. Mi accorsi che questa realtà stava cominciando a scomparire quindi lasciai andare il controllo e mi trovai in un’altra dimensione. Era forse la fine?