Nel corso della mia vita mi ero sempre reso conto che la vita che vivevo non era mai necessariamente uno specchio fedele di quanto io sentivo di essere nella mia profondità ma inevitabilmente era sempre presente qualcos’altro, probabilmente a livello energetico, che determinava come il tutto si sviluppava in termini di eventi, esperienze e sfide che dovevo affrontare.
Se la vita fosse sempre stata il risultato della bellezza del mio cuore, il tutto sarebbe stato fin troppo facile e libero ma inevitabilmente interveniva sempre qualcos’altro che mi impediva di spiccare il volo.
Intuitivamente l’avevo sempre saputo e ciò che avevo vissuto me l’aveva sempre confermato.
Certo, poteva anche trattarsi di una semplice profezia che si auto-avverava per cui credevo una cosa, più o meno consciamente, per poi darle vita creandomi quindi questa gabbia dove realizzavo tutto quanto si trovava in me ad un livello mentale, quindi molto superficiale.
O una o l’altra quindi: o giravo in tondo ricreando sempre la solita vita pensando che questo fosse determinato da dinamiche sottili quando in realtà ero io che facevo tutto con la mente che mi ingannava oppure, in effetti, avevo ragione ed erano all’’opera altre forze o energie oscure che determinavano quello che vivevo a prescindere dal mio impegno consapevole.
Per quanto potessi essere felice di aver conferma di quanto avevo sempre intuito, di fatto rendeva tutto molto più complesso nel momento in cui non sapevo come poterne uscire per vivere una vita autentica che fosse lo specchio della mia bellezza interiore e non dei miei limiti mentali spesso troppo stringenti.
Probabilmente, in questo labirinto di discorsi fin troppo intrecciati fra di loro, non vi era concretamente differenza fra il pensare che le cose potessero funzionare in una certa maniera e la realtà effettiva che vivevo che era per l’appunto creata da dinamiche che non vedevo.
Mi rendevo conto che era un discorso da mal di testa anche se non sapevo realmente come uscirne o quantomeno come indagare meglio il tutto perché potessi avere una migliore consapevolezza prima di tutto di me stesso.
Le cose diventavano ancora più complicate nel momento in cui esteriormente, ciò che vivevo confermava le mie credenze rendendo quindi tutto ancora più misterioso.
Ero consapevole che la mia mente, che io troppo spesso alimentavo e con la quale mi identificavo troppo spesso, era ben felice di sostenere questi discorsi come modo per mantenermi rinchiuso in una gabbia che, secondo il suo punto di vista, mi avrebbe garantito la sopravvivenza.
Il punto era che tutto questo era fin troppo evoluto perché io potessi farcela con tranquillità semplicemente agendo nella vita di tutti i giorni diversamente dal solito: erano discorsi da mal di testa e stava a me andare oltre tramite una modalità che avevo già scoperto che mi avrebbe aiutato nel trovare una migliore connessione con me stesso.
Con il vero me stesso, ovviamente.
Lo percepivo ad un livello profondo e lo sentivo nel mio cuore anche se non sapevo come tradurre tutto questo nella mia vita concretamente al di là delle sensazioni e di eventuali infiniti discorsi mentali che mi avrebbero limitato ancora di più.
Non era facile soprattutto perché si trattava di dinamiche fin troppo sottili perché potessi percepirle ad un livello conscio e anche trovare qualcuno che potesse fornirmi qualche risposta soddisfacente non era scontato.
Probabilmente, in ogni caso, non si trattava di infilarsi in questa serie infinita di pensieri più o meno validi ma di vivere ogni momento presente accettando quanto arrivava senza giudizi e lasciando andare il controllo.
Certo, la solita bella teoria che nella mia mente pareva sempre facile ma che all’atto pratico non risultava così lineare da applicare.
Cercavo di fare del mio meglio anche per evitare di essere troppo agitato al riguardo tanto più che una modalità fin troppo “stringente” mai mi avrebbe permesso di arrivare alla meta desiderata in termini di appagamento esistenziale sempre che fosse possibile in ogni caso e sempre che vi fosse realmente qualcosa da raggiungere.
Come sempre, nella mia vita di tutti i giorni, invece di pensare alle piccole cose superficiali che mi avrebbero permesso di avere meno dubbi, la mia mente super allenata e ben felice di tenermi rinchiuso si dimostrava sempre la mia migliore alleata in tutto questo, anche se ovviamente la cosa era deleteria.
Stava a me decidere di staccare la spina perché una diversa modalità percettiva potesse emergere finalmente con il mio cuore sempre più attivo nell’indicarmi la via.
Probabilmente, non ero sempre stato così.
O meglio, non avevo sempre vissuto così protetto dalla mente.
La mia personalità si era creata a partire da alcune esperienze del passato che mi avevano portato a indossare alcune maschere fin troppo efficaci nel mantenermi sempre nel solito posto senza che vi potesse essere alcuna via di uscita.
In realtà quest’ultima era sempre presente anche se la mia mente super apprensiva era fin troppo brava nel farmi guardare altrove. Il punto non era ovviamente giudicarla.
Agiva solo per il mio bene, dal suo punto di vista.
Sicuramente nel guarire alcune ferite avrei potuto trovare una maggiore stabilità che avrebbe permesso alla mia mente di quietarsi e questa rappresentava una delle tante cose che avevo imparato all’atto pratico nel compiere il mio percorso interiore.
Questo era quanto e le chiacchiere, seppur in molti casi fondate, sarebbero dovute terminare se avessi voluto essere finalmente libero.